
BABY BOXING
Corso diretto a bambini/e tra 3 e 4 anni. Il nostro obiettivo è insegnare al bambino a stare insieme agli altri, a rispettare le regole, ad ascoltare e a misurare la propria forza incanalando l’aggressività attraverso il gioco. I bambini che praticano il baby boxing non sono dei pugili ma si spera lo possano diventare crescendo. L’attività non consiste in una vera e propria pratica della tecnica pugilistica ma di una introduzione delle sue basi attraverso il gioco. Il bambino si muove nello spazio, corre, e gioca e allo stesso tempo, senza accorgersene impara la guardia dei piedi, la difesa attraverso le mani e soprattutto impara che i pugni non sono un gioco da fare fuori dalla palestra. Questa attività è consigliata a tutti i bambini, soprattutto, ai genitori che notano atteggiamenti aggressivi nei propri piccoli.
JUNIOR BOXE
Corso diviso secondo le categorie di gara imposte alle gare giovanili della Federazione Pugilistica Italiana. Il proposito di questo corso è di dare una prima impronta pugilistica ai nostri ragazzi attraverso lezioni di pura tecnica pugilistica, giochi di gruppo, allenamento funzionale (in cui i movimenti a corpo libero aiuteranno a sviluppare nei ragazzi le loro qualità naturali aumentando la loro forza, velocità, gestione del corpo nello spazio, gestione dell’ambiente circostante, e così via). L’attività è senza contatto e durante l’anno si partecipa a diverse gare regionali che servono a qualificare la squadra o alcuni di essa alle gare nazionali.

IL PUGILATO COME SPORT EDUCATIVO
Il pugilato (boxe, dal termine inglese) è un’arte, uno stile di autodifesa e uno sport da combattimento regolato da norme precise, dove due atleti si colpiscono a pugni chiusi. Esso è conosciuto fin dall’antichità, possiamo trovare alcune citazioni perfino nell’Eneide e nell’Iliade. Sicuramente non era lo stesso sport che conosciamo noi al giorno d’oggi, ma nei secoli, nonostante le molteplici variazioni, ha mantenuto quelle sue caratteristiche che determinano l’essere di una persona e per le quali è stato denominato “nobile arte” ovvero: CORAGGIO, FORZA, INTELLIGENZA.
Un pugile nel combattimento non esprime il desiderio di distruggere l’avversario, ma cerca con grande intelligenza di usare la propria forza per sottometterlo. In questo sport non si desidera manifestare la violenza gratuita, ma si utilizza l’aggressività, primordiale istinto di sopravvivenza, per dimostrare il proprio coraggio. Si impara a controllare questo istinto, lo si manipola e lo si controlla attraverso lunghi e duri allenamenti, dove l’atleta in una condizione di solitudine e meditazione arriva ad avere un proprio bagaglio che in seguito dovrà utilizzare nel confronto con gli avversari. Una buona tecnica assieme a grande intelligenza e forza fisica portano alla creazione della tattica, elemento fondamentale in uno sport cosiddetto “di situazione”, ovvero dove l’atleta deve studiare le sue mosse sul momento.
Quindi potenziale fisico e psichico si uniscono in una disciplina volta alla ricerca del proprio massimo potenziale e al suo controllo, d’altro canto però si arriva anche alla scoperta dei propri limiti e quindi al dovere di accettarli in modo che possano essere trasformati in punti di forza. Per fare ciò si ha bisogno di grande disciplina, pazienza, perseveranza, attenzione, autostima, auto-accettazione, ascolto di sé, rispetto degli altri e soprattutto grande UMILTA’.
Come si può dedurre, il pugilato racchiude in sé una grande forza educativa che oltre a portare l’atleta a guardare il mondo con un occhio di riguardo, racchiude la sua violenta aggressività dentro ad uno spazio limitato: il RING. Non ci stupisce allora che il pugilato abbia salvato molte vite di giovani che altrimenti sarebbero state spazzate via dalla disperazione, dalla dispersione nel mondo, dalle droghe e dalla povertà d’animo. Nelle palestre di boxe, questi giovani hanno trovato il luogo ideale per potersi mettere in gioco con se stessi e misurarsi con gli altri, trovando una ragione di essere.
Questa disciplina, però, non è aperta solo a chi abbia smarrito la propria strada o a chi ha bisogno di trovarne una; essa è aperta a chiunque voglia scommettere su se stesso contro le avversità della vita, a prescindere dal sesso, dal colore della pelle, dallo stato sociale, ecc. perché tra le corde del ring si è tutti uguali e il potere di mostrare la propria Diversità è affidato al singolo.

Scuola e pugilato educativo: gli obiettivi in comune
A scuola come in palestra bisogna puntare sulla formazione di un adeguato concetto di sé del bambino/ragazzo, in maniera tale da crescere la sua autostima e allo stesso tempo aiutarlo ad accogliere ciò che di sé vede negativo provocando la sua auto-accettazione. Questi due elementi sono le coordinate che lo aiuteranno ad affrontare la vita e le sue avversità. Spesso questo procedimento non avviene, soprattutto in alcuni casi perché si è troppo impegnati ad accertare le conoscenze culturali della persona. Ma l’impegno a scuola come in palestra non basta se alla base non esiste una forte volontà retta appunto dall’autostima e dall’auto-accettazione. Questa è un’impresa ardua che richiede un occhio speciale teso verso l’ascolto e allo stesso tempo sensibile che riesce ad individuare i punti di debolezza e di forza del bambino/ragazzo portandolo a dialogare con essi, trovando così l’armonia attraverso un percorso educativo.
Il periodo adolescenziale è segnato dai desideri, ma come si sa, la vita non soddisfa tutti i nostri desideri, così quando alcuni giovani e giovanissimi si scontrano con questa realtà, la delusione e l’amarezza li portano a rifugiarsi in una dimensione altra che annulla la loro esistenza. Questa frustrazione si trasforma in voglia di “divertimento”, un qualcosa che in fondo è segnato dalla tristezza e dall’incapacità di gioire. La gioia è gioia di sé, quindi il riconoscimento e una realtà accettata sono il segno di una frustrazione superata. Il pugilato ha il compito di coinvolgere il bambino/ragazzo facendo si che possa raggiungere degli obiettivi concreti attraverso fatica, dedizione e determinazione ma anche grande gioia di vivere. Ciò gli permetterà di riconoscersi, stimarsi, ed essere riconosciuto dagli altri formando da sé il proprio essere. Altro tema ancora è la responsabilità che si pone sulle spalle del bambino/ragazzo, a casa, a scuola, nello sport, ecc, che lo può portare a non reggere il peso e a crollare.
Ci si concentra troppo su ciò che il bambino/ragazzo deve fare e si dimenticano quegli elementi che non si possono calcolare ma che devono essere presi in considerazione come la creatività, le proiezioni, i piaceri, le emozioni, le identificazioni, i dolori che costellano la crescita giovanile. Questo spiega come mai spesso nello sport come nella vita abbandonino coloro che portano dentro di sé un grande potenziale. Bisogna mirare ad un educazione emotiva, affinché l’emozione trovi dei contenuti su cui applicarsi e non cada nell’istinto di rivolta che accompagna sempre ciò che non si può esprimere.
Si capisce a questo punto la grande importanza dell’emotività, perché è essa stessa il motore che muove le scelte e gli atti del bambino/ragazzo. Perché egli si interessi seriamente allo sport (come alla scuola, a se stesso, alla vita…) abbisogna di un interesse sostenuto da un forte legame emotivo. Questo legame viene a mancare quando il rapporto educatore sportivo-scolastico/allievo non è basato sulla reciproca comprensione e fiducia.
L’educatore sportivo nel pugilato: il maestro
Affinché avvenga il passaggio di modelli educativi tra la mente ed il cuore del bambino/ragazzo, il maestro deve rappresentare per quest’ultimo una figura solida, affidabile, professionale che si muove nel mondo con grande cultura, cosicché possa in ogni momento dare delle risposte adeguate alle sue richieste. Oltre a ciò, il maestro deve essere un punto di riferimento anche per la famiglia che a lui affida parte dell’educazione del proprio figlio. Quindi l’identificazione con l’adulto e le cariche emozionali su di esso trasportate sono le prime condizioni per la costruzione del sé del bambino/ragazzo. Il maestro deve essere un buon esempio perché ciò aiuterà il bambino/ragazzo a ricevere una buona educazione e gli eviterà per quanto possibile di brancolare nel buio. Per questo, come si è detto, il maestro si deve riconoscere per le sue doti di interesse emotivo ed intellettuale, oltre che per la sua preparazione professionale
La carta dei diritti del bambino nello sport
1) diritto di divertirsi e di giocare come un bambino
2) diritto di fare sport
3) diritto di beneficiare di un ambiente sano
4) diritto di essere trattato con dignità
5) diritto di essere allenato e circondato da persone qualificate
6) diritto di seguire allenamenti adeguati ai propri ritmi
7) diritto di misurarsi con giovani che abbiano la stessa probabilità di successo
8) diritto di partecipare a gare adeguate
9) diritto di praticare il suo sport nella massima sicurezza
10) diritto di avere tempi di riposo
11) diritto di NON ESSERE UN CAMPIONE
(UNESCO, Service des lougaris, Genevi, 1992)
Questi sono i principi sui quali si basa il pugilato educativo e l’attività giovanile in KBC: gioco ed agonismo verso lo sviluppo di un’equilibrata personalità.
Conclusioni
L’attività giovanile e il pugilato educativo, sono importanti, come è importante lo sport in sé stesso, grazie alle sue componenti ludico-ricreativa, cognitiva e comportamentale.
Quindi il fine ultimo di questa attività è quella di sviluppare nel bambino/ ragazzo, una personalità armonica e matura che gli possa conferire la dignità di diventare una persona rispettosa e rispettabile a prescindere dal suo colore di pelle, la sua origine culturale, religiosa o personale.
UN PUGILATO EDUCATIVO COME STRUMENTO D’INTEGRAZIONE DELLE PERSONE E DELLE LORO DIVERSITÀ.
